(Racconto nato dalla conversazione odierna basata sulla sfortuna di certi personaggi, letterari o cinematografici)
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Guardo le ombre corte dei palazzi esposti al sole di questa caldissima giornata estiva. Sono seduto a uno dei tavolini sotto il grande tendone del Bar Giulio e agito nervosamente il piede destro. Mi guardo intorno, cerco di capire da che parte possa arrivare Lara. Prendo in mano il bicchiere con lo spritz che di solito non bevo, ma che stavolta credo ci stia proprio bene, e porto la cannuccia alla bocca. Aspiro un po’ di liquido fresco e me lo gusto senza entusiasmo. Manca ancora 10 minuti all’ora fissata, non posso certo stare così agitato per tutto questo tempo, allora faccio un bel respiro profondo, chiudo gli occhi e alleggerisco la mia anima.
“Ciao, Riccardo”
Eccola già arrivata, in anticipo, ma precisa per farmi fare una brutta figura. Chissà cosa ha pensato di me nel vedermi col bicchiere in mano e in posa yoga e occhi chiusi. Smetto di pensarci e ricambio il saluto.
“Ciao, Lara”
Ha degli occhi bellissimi, un viso perfetto e un corpo desiderabile.
“Come stai?” mi chiede.
“Un po’ inquieto, ma fisicamente bene.”
“Lo comprendo, lo siamo tutti. Intendo nervosi.”
“Posso offrirti qualcosa da bere?”
“Si grazie, una birra rossa fresca.”
L’ordino al cameriere e poi torno a guardarla. Ha un elegante tailleur di colore blu, scarpe con tacco 10 e i capelli raccolti dietro da un nastro nero lucido.
Quando arriva la birra, facciamo un brindisi: “Alla nostra!”
“Lara, sono impaziente. Raccontami tutto.”
“Non c’è molto da raccontare, ma molto da svelare. Io conosco la storia…”
“Allora è vero quello che dicono! Da qualche giorno mi dico che se fosse questa la verità, devo in tutti i modi conoscere lo svolgersi degli eventi.”
“E’ giusto e io sono qui per soddisfare questo tuo bisogno.”
“Ti prego, dimmi tutto quello che sai…”
Lara per un attimo non parla e con gli occhi mi squadra attentamente.
“Sei proprio bello, più di quanto sei descritto…”
Imbarazzato, divento rosso in viso e lei ride. “Non mi risulta che tu sia un timido.”
“Non lo sono, non è timidezza, ma reazione alle lusinghe… ma ti prego, dimmi quello che devo sapere.”
Lara torna silente, sembra non riuscire a parlare e io mi agito ancor di più.
Poi lei prende coraggio e mi racconta.
“Sono dieci capitoli e tu al sesto… muori. A me non va meglio: all’ottavo capitolo me ne vado anche io.”
Non posso credere a quello che ho sentito.”Ripeti!”
“Al sesto capitolo tua moglie e il suo amante organizzano un incidente d’auto in cui tu muori sul colpo. A me invece tocca un tumore al seno.”
Non ho parole, vorrei dire tante cose, ma non riesco.
“Una coppia di psicopatici che non aveva davvero motivo per farlo, ma volevano liberarsi di te prima possibile.”
Alessandra, non posso crederci, così apparentemente innamorata. Così piena di attenzioni e di sguardi languidi. Cosa passa per la testa della gente, o almeno cosa facciamo passare per la testa della gente?
Ed io morirò.
Giovane e bello.
“Mi spiace…”
“Lara non dispiacerti. Anzi ti ringrazio per queste informazioni e per quelle altre che adesso ti chiederò per capire cosa posso fare…”
“Sono completamente a tua disposizione…” e me lo dice con una espressione che si potrebbe fraintendere. O forse non c’è proprio frainteso.
Sorrido. “Hai mai sentito l’espressione <riscrivere la storia>?” le ho detto. “Sarà quello che farò!”
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Milena e Giuseppe sono due giovani amici che adorano l’autore di “Storie parallele”, ma in questo momento discutono animatamente.
Diciamo pure che la signorina ha acquistato una buona dose di antipatia da parte del ragazzo, essendo stata alla presentazione del libro e per aver acquistato un mese fa una delle trecento copie della prima tiratura speciale firmata dall’autore.
Giuseppe invece ha comprato la sua copia alla Libreria Centrale quattro giorni fa. L’ha letta tutta d’un fiato da quanto gli piaceva il romanzo. In particolar modo il rapporto che si era creato tra due dei personaggi, Lara e Riccardo, che sembravano segnati da un destino avverso, ma che alla fine tutto prendeva una piega inaspettata, fatta d’amore, di speranza e di silenzi.
Però a Milena risultava una tragica fine dei due e contestava a Giuseppe che non avesse neppure letto il romanzo. Il ragazzo pensava lo stesso di lei.
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Mi dondolo sull’amaca e mi godo il rilassante rumore del mare corallino. Lara, seduta su una sedia da regista, sta leggendo un romanzo.
“Riccardo, sto leggendo <Pazzia e sentimento> della Fursin.”
“Sì, lo so…”
“Nel libro, Robert perde sua figlia in un incidente di mare. Pensì che dovremmo dirglielo?”
“Se ritieni che sia stato giusto per noi, non vedo perché non dovrebbe essere così per Robert.”
Lara mi guarda con due occhi che giustificano il mio cambio arbitrario di <Storie parallele>, poi si alza dalla sedia, si distende sull’amaca di fianco a me e ci culliamo abbracciati.