– Ma te chi sei?
– Perché? Che te ne frega?
– Si fa per ragionare! Mamma mia che scorbutico… certo tutto nero in codesto modo come potevi essere altrimenti.
– Ascoltami bene, ciccino, se tu avessi la storia che è dentro di me t’avresti più rispetto!
– Eccolo, Nembo kid! Ma chi ti credi d’essere? E poi scusa, io non t’ho certo offeso. Ho chiesto solo chi sei.
– …
– …
– Sono un disco in vinile
– Ah… e cioè?
– Caspita ma sei proprio ignorante! Non sai cos’è un disco in vinile?
– No.
– Siamo musica, caro, siamo suoni, melodie, aria colorata, baci ballati, battito del cuore. Siamo il trascorrere ritmico di una esistenza. Capisci? Puoi comprendere il senso?
– Perché non dovrei? E ti dico, bello! Accidenti!
– Ah, ecco… appunto! Ma tu invece chi sei?
– Io non sono tutte codeste cose, sono molto più semplice.
– Ognuno è quello che è. Ma tu cosa sei, esattamente
– T’importa davvero saperlo?
– Sì!
– Beh, se proprio ci tieni sono quello che ti ha permesso di essere qui, quello che ha fatto si che tutti noi ci trovassimo ancora tutti insieme in questo posto.
– Sai, mi stai proprio sulle palle! Presuntuoso alla millesima potenza.
– Tu sarai tutto quello che dici, ma sei anche uno che giudica senza sapere.
– E cosa ti fa pensare di essere quello che dici? E comunque, cosa sei?
– Beh, anche tu vedo che non hai conoscenze particolarmente profonde. Sono un blocco appunti dalla copertina lavorata e con fogli bianchi di carta riciclata.
– E quindi?
– Quindi cosa?
– Quindi a cosa servi?
– Mamma mia, qui i ruoli si invertono. Ma davvero non sai a cosa servo? Vabbè, appartengo a lui e fui un regalo di lei, uno dei primi se non il primo in assoluto. Gli garbai subito, adorava scrivere e decise di coprire le mie pagine coi suoi pensieri, di farne lo scrigno segreto agli occhi di tutti, compresi a quelli di lei. Poi mi donò le sue poesie e sopra di me lasciò tutte le emozioni che lei faceva germogliare nel suo cuore.
– Carino, davvero.
– Grazie.
– Ma mi domando perché tu dovresti essere il nostro salvatore…
– Non ho salvato nessuno, ho solo detto che se siamo tutti insieme qui è solo per merito mio.
– E in che modo lo avresti fatto
– Hai tempo?
– Perché? Secondo te dove dovrei andare?
– In effetti… allora, non sempre tra loro sono stati momenti felici. Ci fu un periodo estremamente nero, dove gli scambi di sguardi parlavano una lingua dura e dove la gelosia la faceva da padrona. Triste storia la gelosia, erode e corrode il desiderio e la fiducia e spinge a decisioni irresponsabili. Un giorno lui mi prese e con le lacrime agli occhi iniziò a scrivere usando quella schifezza di penna bic da due lire. Ma mi ascolti?
– Di solito lo fanno gli altri con me, ma ti seguo, sì, vai tranquillo.
– Insomma scrisse queste parole
Un mio pensiero
Per te
Ti lascio per sempre
Poiché amore
S’è perso
In questo nulla
Ma
Di me
Avrai
Solo il ricordo
– Comprendi?
– Cosa dovrei comprendere?
– Le stava dicendo che era tutto finito! Ma certo tu sei un capoccione terrificante!
– Ah, sì, credo di aver capito.
– Insomma, lui non lo sapeva, ma lei di nascosto ogni tanto mi prendeva e mi leggeva. Avresti dovuto vedere le sue lacrime di gioia! Uno spettacolo!
– Quindi?
– Quindi cosa?
– No, dicevo: e se lei leggeva che importanza ha?
– Tu suonerai anche bene, ma hai la sensibilità di uno scoglio di Viareggio.
– Spiegati.
– Ma caspita, se lei avesse letto l’ultima poesia, le sarebbe preso un coccolone. Lei lo amava alla follia!
– Quindi?
– Ancora? Ma come disco tu sei incantato, vero?
– Cerca di finire veloce, va!
– Non potevo tenere quella poesia.
– E cosa è successo?
– Beh, non potevo cancellarla, non avevo i mezzi necessari.
– E come hai fatto? Ti sei buttato nel fuoco?
– Davvero spiritoso… no, ho fatto l’unica cosa possibile sperando in un bel colpo di culo.
– Hai giocato al superenalotto?
– Te sei proprio un deficiente. No, ho cominciato a agitarmi.
– Perché?
– Per mescolare le parole.
– ???
– Sembravo un contenitore per fare i cocktail, sciabordavo quella poesia sul mio foglio con tutta la forza che avevo.
– E cosa è successo?
– È venuto fuori questo
ti lascio
il ricordo di me
ma avrai
per sempre
un mio pensiero
solo per te
poiché nulla
s’è perso
in questo amore
– Mi sembra un po’ diversa.
– Abbastanza perché lei, leggendola, rimanesse ancora una volta contenta e lui avesse il tempo di capire quanto fosse sciocca la sua gelosia.
– Com’è finita.
– È finita che è trent’anni che siamo in questa scatola…
– Ah, ecco perché! Se tu non cambiavi il senso dei versi…
– Sei davvero perspicace.
– Grazie.
– Di niente. Dimmi, quelle le conosci?
– No.
– Gli va chiesto, no? Scusate, ma voi chi siete?
– Fotografie…
– Cosa?
– Fotografie.
– E cioè?
– Siamo gli attimi della vita, le immagini della memoria, i colori del tempo, la visione lucida dell’esistere…
– Ti pareva? Tutti fenomeni come te, in questa scatola, mio caro vecchio vinile…