Era stanco.
Si era appoggiato al vetro della finestra a guardare le poche ombre che attraversavano la semioscurità della strada e pensava che sarebbe stato utile essere come loro: vivere l’attimo di luce e morirci dentro. La realtà era ben diversa e guardò sua madre distesa addormentata sul letto, coperta da un piumone che pareva carezzarla caritatevolmente.
Il sentimento della tenerezza a volte prende pieghe che nessuno può distendere, pieghe dove perdersi prendendo per mano chi non sa più camminare da solo.
Lei russava da far vibrare il telaio del letto, ma nella incomprensibile lettura della vita gli parve una sinfonia piacevole e quasi naturale.
Attento a fare meno rumore possibile, chiuse lo scuretto della finestra e tirò la tenda a fiori. Si mise il giaccone a trequarti e salutò sua madre con un movimento impercettibile degli occhi.
Tornando a casa, cercò la luna in un cielo che da una settimana gettava le sue lacrime su una terra ancor più triste di lui e non la trovò.
C’è poca poesia in questo mondo, dovessimo guardare al vero. Se lo disse come chi non ha aspettative di alcun genere.
Giunto a casa parcheggiò. Restò fermo un paio di minuti dentro l’auto poi scese a salì le scale del condominio. Era notte fonda e il silenzio imperava nella luce gialla della illuminazione del palazzo.
Aprì delicatamente la porta di casa e si fiondò a letto. Si distese sul fianco destro e si addormentò.
Iniziò a russare da far vibrare il telaio del letto.
In qualcosa doveva pur assomigliare a sua madre.
Dolcissima.
Buon anno nuovo! 🙂