Il sole, stanco dopo una giornata di intenso lavoro, salutava prendendosi il meritato riposo.
Carlo si era seduto sulla poltroncina in plastica sulla terrazza e, davanti al tramonto di una giornata bellissima, si era messo a leggere il romanzo di fantascienza che aveva iniziato per la quarta volta da quando lo aveva comprato. Sapeva che il rileggerlo non cambiava certo la fine, ma era per quel libro come per tutte le altre cose una gioia provare di nuovo il piacere assoluto di ciò che rapiva il suo cuore e la sua anima.
Dopo una decina di pagine si fermò a riflettere proprio su questo aspetto. “Vivi il presente”, gli dicevano spesso, quasi fosse un monito per non sprecare la propria vita. Lui invece la vedeva in maniera decisamente diversa: amava vivere il presente staccandosi da esso quando non gli piaceva, immergendosi nel suo passato, quel passato che gli aveva regalato attimi di felicità o lunghi momenti di una esistenza degna del nome vita. Proprio come leggere di nuovo quel libro, rivivere le stesse emozioni che quelle frasi o lunghi periodi o interi capitoli gli provocavano.
Carlo smise di leggere. Il sole faceva capolino dietro le colline a ovest e a breve se ne sarebbe andato per far posto alla luna. Non aveva fame e non avrebbe cenato, quella sera. Chiuse gli occhi aspettando che la sua anima iniziasse a parlargli con quella voce dal timbro dolce che Carlo avrebbe voluto tanto sentire ogni giorno da tutti quelli che incontrava. Avrebbe voluto, appunto.
Passò una quindicina di minuti in compagnia della bellissima Elisa (lontana chissà dove) e del non più presente Riccardo. Ci parlò come fa un pazzo con il niente apparente e si ricaricò come una auto ibrida ultima generazione. Tornò ad avere il massimo dell’autonomia e si sentì meglio.
Si alzò dalla poltroncina, chiuse la finestra della terrazza e se ne andò a letto.
Era ancora presto per andare a dormire, ma si sentiva bene e avrebbe riposato tranquillo.