Razza aliena

Non poteva essere altrimenti: ogni teoria a favore venne confermata, tutte quelle contrarie si rivelarono errate.
Gli alieni esistevano e erano arrivati sulla Terra.
Milioni, miliardi di stelle e relativi sistemi strapieni di pianeti davano una possibilità che esistessero altri esseri viventi e senzienti assai più elevata di fare un sei al superenalotto senza le truffe di cui nessuno parla.
Ciò che rendeva particolarmente difficile il possibile contatto tra civiltà aliene appariva il fatto che potessero esistere esseri più evoluti degli esseri umani e quindi capaci di viaggi interstellari. Perplessità che nasceva solo dalla supponenza degli umani.
Invece eccoli qui.
Ma una cosa davvero non era stata prevista: erano uguali a noi.
Sì, uguali identici e non perché avevano due braccia, due gambe, una testa, due occhi e via dicendo.
No, erano identici proprio, a due a due.
Ogni alieno aveva sulla terra il suo sosia.
“Ma quello è Carmine”, disse uno di Catania quando li vide in televisione scendere dall’astronave. Telefonò alla polizia che telefonò al ministero che telefonò all’ambasciata del Lichtenstein dov’era atterrata l’astronave, che telefonò alla polizia sul luogo, che chiese a Carmine come stava e come mai era lì.
“Chi minchia è Cammine?? io XY423ZZ mi chiamai!” e lo disse con la stessa voce di Carmine, senza saperlo.
Gli alieni nell’astronave erano millecentottantuno. tra maschi e femmine in uguale proporzione (o quasi, essendo dispari), e si presentarono con nomi fatti di lettere e numeri come le targhe a bischero italiane (e lì i terrestri avrebbero dovuto riflettere sulla cosa).
A parte questo, in poco tempo grazie alla diffusione planetaria dell’evento furono rintracciati i 1181 (meglio in numeri) sosia spiccicati e i grandi potenti della Terra, essendo i più stronzi che si potessero trovare, pensarono bene di farli incontrare.
Ora, se questi sono stati capaci di arrivare da una stella lontana 32 miliardi di anni luce, si presume potessero avere qualcosina in più dal punto di vista mentale. In effetti nel parlarsi i sosia terrestri capirono di avere davanti a loro un sé stesso intelligente, ingenuo, onesto e rispettoso delle regole, grande lavoratore.
“Non mi somiglia pe’ niente!” esclamò il Carmine precedentemente detto.
Ovviamente i terrestri, approfittando della loro semplicità, per un atteggiamento ormai naturale circuirono gli alieni sosia facendogli firmare cessioni gratuite di beni che avevano sul loro pianeta. “Beh, può darsi non ci sia niente di valore, intanto è roba mia…” (sempre Carmine…).
Gli alieni scrivevano tutto con le dita su una lavagna invisibile mentre uno della Apple cercava di farsi dire a gratis come funzionava.
Gli extraterrestri stavano ormai per essere denudati di ogni proprietà e fu quando erano in procinto di firmare il passaggio di proprietà dell’astronave a Putin che apparve LUI.
“OOOOOOHHHHHH!!!!!!!” Emise un urlo che fece tremare la Terra tutta.
Tutti si impaurirono e si bloccarono nel loro fare.
“Ma guarda un po’????? Ho creato questo pianeta bello come il sole con delle teste di cazzo di abitanti che neppure un figliolo inchiodato a morte ha riportato sulla retta via. Ho cercato in tutte le maniere di cambiare il modus vivendi di queste pezzacce di merda, ma alla fine m’è toccato arrendermi… ladri, assassini, violenti, guerrafondai, odio, insensibilità, disamore hanno preso il sopravvento… al punto che nell’inferno non c’era più posto. Allora, mi son detto, lasciamoli al loro destino, ecchissenefrega e ho ricreato lo stesso pianeta a 32 miliardi di anni luce. Qui invece erano tutti bellini, perbenino, onesti, premurosi, sensibili, lavoratori, intelligenti. Anche troppo… e sai cosa mi fanno??? Costruiscono una astronave che fa da zero a un miliardo anniluce in tre secondi netti. Trovano la Terra e s’incontrano coi loro uguali…
EEEHHHIIIIIIIIII!!!! RIPRENDETE LE VOSTRE CARABATTOLE E TORNATE A CASA… VELOCI!!! Non ci potete stare con questi scarti!”
I lichtensteiesi erano a bocca aperta a guardare quel barbone che parlava dal cielo e quando l’astronave se ne andò non ebbero nemmeno la forza di fare ciao ciao con la manina.