Figliolanza

Fine sera del poeta maledetto

Figliolanza

(da leggere esclusivamente con la musica in sottofondo)

M’alzai

dal ventre

di mia madre

piansi

e piansi

e piansi

ma tutti i neonati

piangono

e nessuno

mi consolò

ma ero

e sono

permaloso,

me lo sono

segnato

una x

sul muro

dei giorni

ogni giorno

di ogni mese

di ogni anno

fino a quando

nascesti

tu

che alzata

dal ventre

di tua madre

piangesti

e piangesti

e piangesti

e io

ti consolai

ti carezzai

feci smorfie

a deficiente

perché

tu ridessi

e chi

mi guardò

mi prese

per idiota

e pregò

per te

piccola figlia

infelice

per il padre

che ti era

toccato.

Pezzi di feci

secche

volevo solo

che tu

sentissi

l’amore

il mio

di tua madre

dei parenti

del mondo

che il tuo sangue

nuovo

come il tuo sguardo

sulla vita

restasse puro

dal peggio.

Oggi

ti sei fatta

bionda,

come oro

sul prato oscuro

dei miei giorni

e come ogni volta

che fai

che agisci

che decidi

è un soffio

di vita

per me

come quello

che il dottore

mi trovò

al cuore

da piccolo

senza aver capito

che era stata

emozione,

quella che

sei tu

adesso

ieri

domani

per sempre.

Patocrazia

La patocrazia (dal greco πάτος, “malattia” e κράτος, “potere”) è una forma di governo la cui concezione ed esistenza si attribuisce allo studioso sociale polacco a metà del ‘900 Andrej M. Łobaczewski, come delineate nell’opera Ponerologia politica, USA 2006, sulla base del manoscritto 1983.

Secondo tale concezione la patocrazia è la fase degenerativa e terminale di un ciclo ponerologico, della durata complessiva di alcune decadi (fino a 70 anni circa), nel quale, a seguito della fase di crescita del benessere morale e/o materiale di una società civile (particolarmente,in ambito nazionale), a causa del successivo rilassamento dei costumi e dei valori etico/morali sociali, alcuni soggetti, ad essa appartenenti, affetti da psicopatia, coadiuvati da soggetti associati, a loro volta affetti da disturbo della personalità di tipo antisociale, innescano a livello macro-sociale un processo sociopsicologicamente deviante, che giunge a coinvolgere l’intera società, danneggiandola gravemente.

Ogni tanto ti dedicherò un piccolo pensiero

Ogni tanto ti dedicherò un piccolo pensiero.
Lo farò quando mi sentirò felice oppure nei momenti più bui, quelli in cui mi va di fermare il tempo della normalità fatta di lavoro e di gente.
Sarà un pensiero breve, senza alcuna pretesa se non quello di dire che ci sei, come tutti coloro che hanno fatto parte della vita di una persona e saranno per sempre vicini.

Ciao, come va lassù?
Non mi dire che ti è rimasta quella sensazione di disagio del dolce far niente.
Mi faresti incazzare. Goditela, lì dove sei!
A parte questo, sarà bene parlarsi un attimo, noi due (anche se pare impossibile), perché non so quanto sia regolare che quando mi gira la malinconia mi viene da pensare a te.
Eppure mi ricordi tutto fuorché questo sentimento… ma forse è proprio per questo che mi vieni in mente tu.
I miei ricordi di bambino e adolescente levitano in una atmosfera esattamente contraria a quella di oggi: allora ero immerso in una povertà tangibile, ma respiravo l’aria fresca di un mondo in continua crescita. Adesso siamo tutti impantanati in una opulenza che frantuma gli entusiasmi e disconosce i valori di una vita in comune. Le perdite di valori vanno a braccetto con quelle materiali.
Te ne accorgi dalle piccole cose, che poi non lo sono così tanto.
Come il rapporto tra le persone, con il distacco lento e inesorabile dell’affetto, dell’amicizia, del rispetto.
Al momento in cui metti il denaro davanti a tutto, termina il resto.
Ultimamente capitano sempre più di frequente situazioni gravide di questi problemi.
Comincio a essere vecchio anche io, sai, non manca molto a incontrarsi ed è per i giovani che mi coglie la malinconia di cui ti parlo. Mi resta la possibilità raccontare a nipoti e loro amici le storie antiche di un mondo felice, diventare quella antica figura che con la trasmissione del passato apre gli occhi alla verità del presente.
Penso però che sia il tempo dei giovani e che sia loro dovere, prima che diritto, sentirsi responsabili di quello che sarà il loro quotidiano.

Buonanotte, N.

p.s.: E non credere di tornare a tirarmi nocchini sulla testa, quando saremo di nuovo insieme.

Queen

Mah, sarà perché ho lavorato tutto il giorno e ho visto solo le cosiddette Highlights evitando di frantumarmi i coglioni per la lunghezza dell’evento, ma a me questa cerimonia funebre ha fatto pensare.

Questa referenza, più o meno falsa, che si è trasformata in un omaggio collettivo fatto di rigore, disciplina, rispetto, musica e colori mi è certo che non riceverà alcun grazie dalla (ex) Regina.

E allora perché?

E’ chiaro che il tutto è per chi resta, perché ognuno di noi in qualche maniera desidera che al fatidico momento, tutti coloro a cui si tiene ci onori in maniera che si riconosca di aver ricevuto tutto il nostro affetto.

Io ve lo dico fin da adesso:

vi voglio tutti vestiti di nero, camicia bianca, cravattina nera, occhiali da sole e cantando “Everybody, need somebody”.

Fatti prendere per mano

Voglio solo lasciarti

una traccia dei tempi trascorsi.

Fatti prendere per mano

lasciati guidare senza paura

lungo quel sentiero sterrato

che si chiama vita.

Lo faremo a ritroso,

incontrerai anche il peggio,

lo so,

che ti è pesato sopra il cuore

fino a schiacciarlo.

Ma alla nostra età,

alla tua, alla mia,

quando il cielo si appiattisce e

i fiori perdono il colore,

quando si aspetta la notte per chiudere

giorni sempre più corti,

rivivere il primo lontanissimo bacio,

il tuo arrivo all’appuntamento,

lo sguardo di due iridi

truccate di gioventù,

è fremito che carezza la nostra pelle

cancellando rughe stanche

mentre le antiche labbra screpolate

tornano morbide al desiderio.

Fatti prendere per mano

e seppure sembra senza senso,

come un mare di rimpianti,

non è mai troppo tardi

per camminare ancora insieme

Difesa corallo

Urla, sbraita, agita quelle braccione grosse che si trova per aver passato vent’anni facendo l’asfaltatore senza che apparentemente qualcuno lo prenda in considerazione.

Alla fine il risultato è stato un quattro a zero senza onore che lo riduce a un enorme ammasso di silenzio. Seduto sulla panchina non ha la forza di salutare nessuno e nel giro di dieci minuti rimane solo, piegato su se stesso e sbavando come un sanbernardo sulle maniche della giacca a vento.

Accidenti a me, pensa, accidenti a me, ma come ho fatto a fare una cosa del genere, a darle retta così ingenuamente? E accidenti a lei, con quei suoi consigli del cazzo…

Difesa corallo. Ma vi rendete conto che scemenza?

“Difesa corallo, devi fare la difesa corallo” disse. Io, un po’disperato mi chiesi che cavolo stesse dicendo e chiesi spiegazioni.

“Tanto perdi uguale, quindi perchè non tentare?” Mi disse e io le risposi che non volevo proprio per niente perdere.

“Ma hai i difensori titolari squalificati, quindi il tuo destino è segnato. Solo la Difesa corallo ti può cambiare il destino.”

Macchecosèèè? Urlai.

“Stai calmino, sennò ti prende un infarto. Te lo spiego: prendi i giocatori disponibili, quelli che tu chiami brocchi, li metti in un angolo e gli dici questo: voi sarete come corallo! Molliccioni, debolucci, ma solo apparentemente perché fuori dall’acqua siete duri come marmo, ma soprattutto insieme siete barriera insuperabile anche alla forza del l’oceano.”

Ganza, come idea, chissà che non funzioni davvero con quei cicciottelli senza speranza.

Per una settimana li ho come condizionati togliendoli da quella sensazione di impotenza che coglie sempre gli ultimi.

Li ho visti trasformarsi, diventare sicuri di loro stessi, insieme apparivano davvero la barriera corallina della squadra.

Un cazzo!

La tecnica è la tecnica, accidenti a me e alle mie illusioni.

Ora vedrai i dirigenti che palle faranno e i tifosi come mi prenderanno per il culo.

“Grazie…”

Si volta, è Sandro il più ciccione di tutti.

“Grazie, è stata una esperienza bellissima…” È si allontana quasi tra le lacrime.

“Ha ragione a desiderare di ringraziarla, ha fatto un lavoro straordinario con questi ragazzi… Grazie anche da parte mia…” Questo il padre di Sandro.

E poi Renzo, con le gambe a “V”, Fabio, Umberto e Riccardo. Tutti con i rispettivi genitori, Entusiasti per aver trovato un allenatore che educa prima di pensare al risultato.

Lui resta in silenzio.

Arriva il presidente, “sono orgoglioso di te, una delle più belle vittorie della società!”

Tutti se ne vanno col sorriso addosso.

Lui resta ancora in panchina.

Da solo.

Le telefona.

“Com’è andata?”

“Avevi ragione tu, amore, abbiamo stravinto.”

Ennesimo obbrobrio del poeta maledetto

La mia gatta

è nera,

occhi gialli

e luminosi

come tanti

altri gatti

neri.

Si sdraia

con me

sul tappeto,

forse come

farebbero

tanti altri

gatti neri,

ma non

ce ne sono,

quindi

è unica,

meravigliosamente

unica.

Non fa

solo quello,

riga il divano

con unghie

affilate,

piscia

sul piatto

della doccia,

dorme come

non avesse

una fine,

fa fatica

a salutarci.

Eppure

qualcosa

di buono

lo ha,

se ogni volta

che non

si trova

ci batte

il cuore

come fosse

un infarto.

Quel qualcosa

di buono

che si chiama

amore

che non sappiamo

più darci

(o meritarci)

tra noi

uomini.

Personale riflessione

Era la Regina del Regno Unito, che come regno stava e sta sul cazzo a molti.

Eppure a me faceva uno strano effetto. Ogni volta che si mostrava, vedevo una donna completamente dedita e sacrificata al suo compito.

Che lo facesse solo per il suo Paese, conta il giusto.

Il suo equilibrio e la sua apparente integrità era tutto ciò che manca agli attuali politici, non solo italiani, proprio tutti, compresi gli attuali inglesi.

Era allo stesso tempo un metodo di confronto e una speranza che, se c’era lei, ce ne potesse essere altri.

Adesso però mi sento orfano di questa sensazione e mi toccherà ciucciarmi questa gentaglia dicendomi uno sconfortante “se c’era lei…”

Fiore

Guardavo il fiore

nel giardino degli dei.

Tu sei malinconia

gli dissi sincero,

cresci rapido e rapido te ne vai

dopo aver profumato

e colorato il mondo.

Lui mi guardò

con i suoi petali bianchi e blu

sorridendo come solo

i fiori sanno fare.

Rispose: io non sono malinconia,

la mia vita è breve, ma senza fine.

Sono fatto d’amore

e d’amore mi disperderò nell’aria