Mi sono immaginato
senza mani
incapace di toccarti
senza orecchie
orfano della tua voce
e senza occhi
questa ancor più
dolorosa sensazione
il non vedere
la tua delicata presenza
ma sono qui
con tutto me stesso
tocco sento vedo
e ringrazio Dio
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Nell’oscurità
Chissà come stai adesso,
ti penso in questo oscurità
che riflette il tuo profilo,
sei lontano, o forse dovrei dire
lontana, in questa confusione
dentro la mia testa dove
mille e mille occhi vagano
Sono quelli di coloro che hanno
riempito i miei giorni
chi per partorirmi, chi per crescermi
chi per farmi ridere o passare un compito
chi mi ha insegnato un mestiere
chi mi ha fatto un assist o una telefonata
nei giorni più neri
chi mi ha dato un bacio
chi mi ha donato un attimo della sua vita
Chissà come stai adesso
tu, lei o voi che mi avete teso la mano,
in questa oscurità la solitudine
si fa moltitudine di facce, le vostre,
a raccontarmi i miei anni su questo pianeta
a segnare il mio passaggio terrestre
a farmi sentire vivo
e poiché non posso essere ovunque
avrei piacere di sapere come stai
amico mio, o forse dovrei dire
amica mia, perché m’è chiaro che
sto invecchiando pieno di voi
Fiammella
Ho riconosciuto in te la fiammella
che vaga nei campi arati dei miei pensieri
visibile nel giorno e accecante di notte
accompagna timida il mio tempo
silente come il volo dell’aquila in alta quota
ma è lì, presente, sempre, continuamente
Le chiedo se è mia prigioniera e risponde di sì
lo stupore mi avvolge e cerco di capire
ti voglio liberare da me, le dico per rassicurarla
ma facendosi più intensa nel suo rossore
mi rivela che pur volendo non mi sarà possibile
Ho riconosciuto in te la fiammella
con cui illumino i miei giorni oscuri.
Adesso che so
Ho letto le parole del vento
scritte con la sporcizia dell’Uomo
sull’asfalto fuori stagione
Come uno sciamano improvvisato
comprendevo l’assurdo futuro
in quei ghirigori d’aria
Pezzi di carta e plastiche piegate
fiori perduti e insetti senza vita
ai miei occhi si facevano facile alfabeto
Adesso che so resto in silenzio
attraverso la strada sulle strisce
entro in pasticceria e ordino
un gustoso gelato alla crema
C’è stato un tempo che aveva il giorno di festa
C’è stato un tempo
che aveva il giorno di festa
la cui fine iniziava la settimana
e la sera, proprio come questa,
mi donava sana agitazione.
Mi sono affacciato alla terrazza
cercando una luna che si fa preziosa
l’unica che sa ascoltare
le mie parole silenti
urlate di nascosto al mondo e che
chiedono di un perché senza risposta.
Non è mia intenzione, o Luna,
percorrere sentieri insulsi
che portano al niente e soltanto tu
che sai cosa sia immergersi nel buio
puoi raccontare agli sciocchi
quanta poca luce basti per essere amati.
Fa’ che torni, o Luna,
il tempo che aveva il giorno di festa.
Tilt
anche se mi vedi in piedi
lì davanti a te
non ti arrabbiare se non rispondo
non sto ascoltando le tue parole
sono così lontano che neppure io
saprei dirti dove
seduto su un prato privo di cielo
ad occhi chiusi e senza respiro
non esisto più
il cuore non batte ma non temo
la morte o quel che le somiglia
piuttosto il suo contrario
fatto di auto e clacson irrequieti
di parole inutili come il sole sul deserto
di doveri per bisogni primari
e di diritti sempre più rari
non ti arrabbiare se non ti rispondo
sono un flipper andato in tilt
Quando mia madre
Quando mia madre
apre la porta dei ricordi
l’ascolto affascinato
sono attimi brevi
nella sua stanchezza
che dimentica
nelle sue iridi verdi
si confonde al tempo
passato presente futuro
a braccia conserte
mi godo l’attimo di memoria
in silenzio
temo anche io il vuoto
che farebbe del domani
un oggi senza sostanza
appena tornerò a casa
scriverò su di un foglio
ogni mio ieri
cosicché giovani occhi sapranno
le mille cose che non meritano
d’essere perdute.
Poesia per te
Fermerò il mio cammino
in mezzo al parco salendo
su di una cassetta di legno
Mi ergerò a guida del mondo
raccontando di te
parlerò con un timbro così alto
che sentiranno anche le stelle
poiché a volte le parole
ornano tesori così inestimabili
da non poter restare inascoltate
e saranno quelle che parlano
del mio tempo con te che si è
fatto in forma e sostanza
nelle piccole cose e nei grandi sguardi
nei desideri e nelle attese
in quel bere la purezza della creazione
che nessuno può conoscere
ma solo assaporare
Perché la folla comprenda
spiegherò il senso dell’amore
rivelando quanto basta a viverlo
come il solo guardare le tue mani
mentre lavano i piatti
o tagliano la carne,
mentre indossi una maglia
o sei ferma davanti a una vetrina
poiché il senso nasce dentro
il lato invisibile del cuore e in esso
si fa inconoscibile mistero
le parole non dette
Ti lascio le parole non dette
perchè perderle sarebbe peccato
senza possibile perdono
raccontano di te
della tua bellezza
che vola nel vento
a fecondare le piante più colorate
che io conosca
tappeto di un arcobaleno
disteso a terra
porta dritto all’anima
dove un sorriso incredulo
ancora si chiede
com’è che sei capitata nei miei sogni
fino a farne vero
ma non sono queste le parole non dette
hanno piuttosto il suono timido
di un amore ragazzo
raccontano di un fiore che ancora
non ho saputo dare
e di una passeggiata lungo bordi
d’un fiume troppo colmo d’inverno
sono quelle parole che tremano
nell’uscire da un bocca incerta
come nuvola a temere di coprire il sole
fatte di ombre e di luce
e di me
eccole qui le parole non dette
e se ti piacerà ascoltarle
farai di me
sorriso nell’aria.
senza titolo
Tra i flutti d’inverno
carichi di ghiaccio
naviga il mio pensare
Riscaldo le mie mani
al fuoco dei ricordi
in questa notte
che mi vede solitario
e privo di aspettative
Occhi chiusi e
respiro leggero
osservo il ruotare
di girandole al vento
Il fondersi di colori
ai miei occhi adolescenti
somiglia all’impasto
di mia madre
nei giorni di festa
Chissà se è pazzia
la mia
o semplicemente
cancellare l’inutile
verità del trascorrere
del tempo