Vento

È certo che il vento si alzato forte, sventola maglie lavate di operai stanchi e piega rami di alberi infastiditi. Colpisce anche me nell’aprire la portiera dell’auto e chiudo gli occhi cercando di evitare granelli di polvere che potrebbero far molto male.
Alzo il bavero del cappotto e abbasso il cappello sulla fronte mentre con la schiena curva a chiudere la macchina mi chiedo che ore sono.
Il vento è sempre più potente, sembra poter staccare i lampioni da terra mentre a fatica inizio a camminare verso l’entrata del mio palazzo nel buio appena orfano del tramonto.
È vento di tramontana, afferra il mio corpo con le sue mani possenti e cerca di spingermi indietro ma l’inclinazione del mio corpo lo sopporta.
Ormai sono a cinque metri dal portone d’entrata quando sento una voce, sibilante, molto più dell’aria. Mi volto assumendo sguardo sorpreso dell’evento inatteso.
Una lama si avvicina al mio collo mentre una voce chiede qualcosa che non capisco.
Urla, in maniera tanto sgradevole quanto decisa. Il vento è sempre più possente e cerca di coprirne le grida ma non può farcela.
Incerto, metto mano al portafoglio come per pagarlo perché se ne andasse da lì.
La voce urla ancora e prende il portafoglio.
Il vento sibila e sposta un vaso sul terrazzo al primo piano..
La voce che urlava alle mie spalle improvvisamente si fa muta. Cerco di capire ma vedo il trincetto per terra, il vaso frantumato e un uomo incappucciato sull’asfalto. Raccolgo il mio portafoglio, anch’esso per terra.
Raggiungo il portone, lo apro, con fatica lo richiudo, salgo le scale ed entro in casa pensando che l’energia eolica dovrebbe essere sfruttata di più.

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