Girasole

In effetti fa impressione. Beh, tutta la faccenda mi appare inquietante, non in senso negativo, no, però mi si deve concedere che quello che sto per fare potrebbe essere valutato non bene per quanto mi riguarda.

Comunque, sono davanti a quel campo di girasoli e dietro, a una decina di metri da me, Carletto che mi guarda e fa cenni come a dire “e vai, su, dai!”.

Vedere migliaia di fiori voltati verso il cielo e più precisamente verso l’astro di fuoco e uno solo di essi girato da tutt’altra parte è immagine abbastanza particolare. Lo stesso effetto che aveva fatto a mio figlio Carlo, otto anni, seconda elementare. Se lo dico, se preciso anni e classe frequentata non è tanto per dire, c’è un motivo.

È che Carletto, meravigliato da questa posa non convenzionale di quell’unico fiore, non aveva potuto fare a meno di fare quello che ogni bambino fa con la massima semplicità: chiedere al fiore perché guardava da un’altra parte.

Beh, non è nemmeno questo, il problema, lo è la risposta del girasole: “Guardo la luna!” disse a Carletto.

Il quale continuò un lungo colloquio nel quale il fiore confessò il suo amore per il satellite.

“Ma io so che il sole dà il calore necessario per voi…”

“E’ vero, ma l’amore non è riconoscenza, l’amore non è ricevere ciò che ci serve. L’amore è qualcosa che non è possibile spiegare, è un sentimento molto diverso, al punto di accettare anche solo di guardare ciò che ti è impossibile vivere e a esso donarsi…”

“La luna?”

“Sì, che io guarderò riempiendo la mia corolla della sua pallida luce nei giorni come questo o che io aspetterò nella notte senza che alcuno possa vedere la mia gioia per lei…”

“Ma non è che morirai?” domandò Carletto.

“A tutti capiterà, se non altro lo farò contento.”

Ora va bene che Carletto è un ragazzino intelligente, ma discorsi del genere mi sono sembrati un po’ troppo avanti per lui. Ho cercato di capire chi fosse quella deficiente che poteva avergli fatto certe considerazioni, ma lui parlava convinto del girasole e si è anche un po’ incazzato perché non lo credevo. Allora, gli ho detto, andiamo a vedere questo girasole ed eccomi qui.

Davvero c’è uno solo di loro chiaramente voltato verso questa luna di giorno.

Carletto continua a spingermi a fare quello che mi aveva chiesto. Sono completamente andato perché lo faccio.

“Scusi signor girasole, perché è voltato verso la luna?”

Chiaramente nessuna risposta. Mi volto verso Carletto che chiede che insista.

Insisto. “ Può dire anche a me perché?”

Nessuna risposta, solo una brezza leggera tra le foglie.

Penso che il deficiente sono io e faccio per andarmene.

Due metri e sento dietro di me “L’amo!”

Mi giro.

Non è possibile…

Mi allontano velocemente e quando raggiungo Carletto gli dico che aveva ragione, ma che deve restare un segreto, tra me, lui e il girasole.

Altrimenti ci rinchiudono in un manicomio, ma questo a Carletto non l’ho detto.

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